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Mostre

SE SUSSURRI LA TERRA TREMA

Fontanone di Faenza, dal 3 al 17 marzo 2024
Attraverso un’esplorazione visiva del gioco del telefono senza fili, ci immergiamo in un viaggio intriso di connessioni, comunicazioni e comprensione reciproca.
Il filo, intessuto tra ogni illustrazione, rappresenta il legame invisibile che unisce le donne* in un tessuto di solidarietà.
Ogni filo è un mezzo di trasmissione, un canale attraverso il quale passano parole, idee e storie, ma è anche un percorso complesso dove la comunicazione può sperimentare distorsioni e sfumature, rappresentando la complessità e la ricchezza delle diverse prospettive. Questa distorsione non è un riflesso della fragilità della comunicazione, ma un silenzioso punto esclamativo che evidenzia l’importanza della diversità di voci ed esperienze.

Ogni illustrazione vuole essere un capitolo di poesia visiva, un canto di cambiamento che si diffonde attraverso il filo della connessione. La poetica della mostra invita gli spettatori a immergersi in un mondo intimo ma non privato dove il silenzio diventa chiave nell’ esplorare l’importanza della rivoluzione che nasce dalla parola, come sentire condiviso, che diventa azione.

Le illustrazioni, appese alle pareti, creeranno un percorso visivo esperibile in ogni direzione ed andranno tutte ad unirsi, attraverso fili comuni, nel centro della stanza, creando una matassa di filo che rappresenta l’enorme e prezioso potere della collettività.

Questa installazione vuole essere un omaggio a una delle figure mitologiche che più mi sta a cuore, ovvero Aracne: donna che ha sfidato gli dei e così ciò che oggi possiamo considerare il “potere”.

CONNESSIONI

Gambettola, dal 7 al 30 marzo 2025
Con la mostra Connessioni (Connections), ATHENS PRINTMAKING ART CENTER – PANDOLFINI & SIATERLI C.N.P.P. (il Centro di Incisione di Atene – Pandolfini & Siaterli C.N.P.P.) partecipa all’edizione 2025 del prestigioso Sorelle Festival, evento dedicato all’arte, alla cultura e al potenziamento femminile, che si apre a Faenza il 7 marzo. Su invito dell’organizzazione del festival, il Centro presenta la mostra “Connessioni: sei artiste greche”, un’esplorazione artistica che interpreta e mette in luce aspetti dell’esperienza femminile attraverso le opere di sei artiste grafiche contemporanee della nuova generazione.

In linea con la forte riflessione sociale e politica promossa dal Sorelle Festival, la mostra indaga la femminilità e l’esperienza corporea attraverso l’arte grafica, mappando spazi di empowerment, connessione e visibilità delle storie delle donne in contrasto con le narrazioni patriarcali.

Le opere esposte utilizzano l’incisione come linguaggio espressivo comune, caratterizzato da purezza e nitidezza, storicamente legato a rivendicazioni politiche e sociali. L’incisione diventa così un mezzo di comunicazione e resistenza, un veicolo di diffusione e mobilitazione. Le artiste presentano stampe di grande formato, realizzate con tecniche diverse: acquaforte, mezzotinto, monotipi e incisione su linoleum.

Attraverso la creatività, la mostra esplora il concetto di connessione e affinità, permettendo di avvicinarsi le une alle altre e di coltivare relazioni più profonde e consapevoli. Il percorso espositivo si sviluppa come un dialogo tra voci artistiche, intrecciando esperienze individuali in un racconto collettivo e universale. Questa iniziativa favorisce l’incontro tra culture, l’estroversione della produzione artistica contemporanea e la valorizzazione della scena artistica locale su scala internazionale.

L’ ATHENS PRINTMAKING ART CENTER – PANDOLFINI & SIATERLI C.N.P.P. è uno storico laboratorio di incisione fondato ad Atene nel 1977 dagli artisti Pino Pandolfini e Dimitra Siaterli. Da oltre quarant’anni è un punto di riferimento per la grafica d’arte e la sua diffusione, promuovendo mostre, scambi culturali e collaborazioni artistiche in Grecia e all’estero. Il Centro è impegnato nella valorizzazione del ruolo sociale della stampa, sviluppando un dialogo tra le arti visive e performative e favorendo la sua diffusione nello spazio pubblico attraverso progetti interculturali e collaborazioni con istituzioni artistiche.

Questa mostra è il primo passo di un progetto di scambio artistico tra il Athens Printmaking Art Center , il Sorelle Festival e l’istituzione culturale Circuiti Dinamici. La seconda parte del progetto si terrà nell’autunno 2025, con una nuova mostra presso ETCH INK, lo spazio espositivo del A.P.A.C. di Atene, che vedrà come protagonista un’ artista italian

Non Fiori ma opere di bene

8 Marzo 2023 ore 19
Inaugurazione Mostra
“Non Fiori ma opere di bene”
Kairos, corso Mazzini 54 1/c, Faenza
Violenza attraverso una pratica metodica applicata sistematicamente contro la libertà individuale, al servizio di un sistema patriarcale che mira solo a ripulirsi la coscienza: non si possono trovare compromessi all’interno del sistema ma occorre acquisire la consapevolezza di una necessità imminente di solidarietà ed empatia. Perciò la festa della donna diventa un giorno di rivendicazioni per tutte le persone sottoposte a violenza fisica e psicologica a causa di dogmi socio culturali che assoggettano a stereotipi.
Empatizzare a livello corporale con il dolore atroce, ricordando che molte persone, non solo le donne, sono state sottoposte a tortura che è una piaga sociale tutt’ora presente in molte terre del mondo. Il privilegio della libertà implica un dovere di preservarla dal pericolo di cadere sotto il peso della conformazione e dell’abitudine, lottando ogni giorno per formare una rete di connessioni globale di pensiero comunitario di comprensione, solidarietà e empatia. È una libertà che deve essere solida e consapevole nella coscienza della collettività: deve essere sempre tenuta viva ricordando gli ostacoli superati per ottenerla.
La sala di tortura diventa una zona liminale, un purgatorio in cui la sofferenza viene reincarnata, si
attualizzata: viene messa in scena sia la figura della vittima che del carnefice lasciando allo spettatore la scelta intima e perversa di quali parti prendere.

Gli Occhi della Luna

Gli Occhi della Luna è la mostra personale dell’artista Giulia Pasa Frascari (Molinella, 1992), evento satellite della terza edizione di Sorelle Festival, un’iniziativa volta a celebrare la figura femminile e sensibilizzare su importanti temi di attualità tramite l’arte e la cultura.
L’iniziativa è curata dall’Associazione di Promozione Sociale – Spine Produzione, per il Comune di Brisighella.
All’interno dello spazio del Complesso dell’Osservanza, l’artista esplora la figura femminile attraverso i ritratti, approfondendo le caratteristiche più intime e nascoste legate al mito di Artemide.
Siamo tutte Artemide – è dunque il tema su cui pone l’attenzione la terza edizione di Sorelle Festival – Dea della caccia, degli animali selvatici, e della foresta, rappresentata anche come la personificazione della luna crescente, è la figura da cui comincia la nostra ricerca della rappresentazione dell’indipendenza femminile.
Gli Occhi della Luna sono gli occhi di Artemide, attraverso essi si accede ad un mondo più riflessivo, che fluisce e scorre, uno specchio intimo dell’interiorità umana. I lavori di Giulia Pasa Frascari ci accompagnano, come spiriti guida, in questo viaggio che spazia nelle mille forme dell’anima, un’anima, in cerca di esprimersi ed essere energia libera.
Tristezza, nostalgia, rabbia, autodeterminazione, questi sono i protagonisti espressi dall’artista, che all’interno delle sue opere colpisce l’occhio di chi guarda anche attraverso riferimenti a creature fantastiche, mitologiche e animali.

Shame

2022

Essere “sorelle” non è una questione di carne o di connotati estetici, è una questione di scelte: è un legame inclusivo, un grande abbraccio, che unisce al di là delle parentele.
In ogni persona ci sono un lato femminile ed uno maschile che convivono, non sempre pacificamente: si tratta di non aver paura, di non zittire nessuna parte di noi stessi, di ascoltarci e accettarci, lasciarci arricchire dalle differenze che ci costituiscono.
Siamo stati corrotti da anni di storia che hanno scisso la società in due generi biologici, riducendo le persone a stereotipi limitanti, inserendole in una tautologia dannosa, tossica, in grado di rendere le menti più facilmente manipolabili; mentre la coesistenza di queste due forze invece ha, per natura, un potenziale irriducibile, sinergicamente in grado di collaborare verso nuovi ed infiniti orizzonti.
Non può esserci competitività dove non c’è un arrivo, ma solo obbiettivi comuni.
La prevaricazione di un gruppo su altri, qualsiasi siano i fattori aggreganti, non può che togliere energie e tagliare i ponti con la realtà, vivendo una finzione instabile, le cui regole sono autoreferenziali e fittizie.
Lottare su fronti opposti, sempre più distanti, annichilisce, impedisce il confronto e quindi la crescita.
ShAME è inclusività. È un’indipendenza anarchica basata sulla collaborazione spontanea e naturale di ognuno. Una causa a cui tutti possono e devono prendere parte, scegliendo di non prendere nessuna parte. È un invito a non rifugiarsi in certezze stantie, smascherate dalla modernità e dalla scienza, per volgersi ad un futuro brillante fatto di collaborazione e supporto reciproco, per creare insieme un sistema agglomerante che trovi la propria forza nell’unione, rinunciando ad ogni tipo di categorizzazione.
Il concetto di base è che l’unica caratteristica indispensabile per sentirsi donna è respirare, essere vivi, lasciare che la femminilità latente dentro di noi si possa librare creativamente per dare piena voce ai nostri desideri.
Per ottenere la parità di genere non è necessario raggiungere l’omologazione, mentre la “civiltà” in cui viviamo spesso fa trapelare questo messaggio. Io non credo che si possano incolpare le differenze stesse per la disparità, ma il modo in cui le si è trattate fin’ora. Qualsiasi diversificazione può essere colta in una chiave positiva come occasione per migliorare e mettersi in gioco.
Si è già sofferto troppo per discriminazioni di ogni tipo e sentirsi donna implica anche un coefficiente innato materno, di accoglienza, presente in tutte le persone; che racchiude l’idea di tana e di safe zone aperta, che fa sentire al sicuro, una boccata d’aria insomma.

Continuum

2022, Acrilico su carta

Continuum è la rappresentazione pittorica della sostanza femminile. La figura femminile assume oggi più che mai rilevanza nel tessuto sociale contemporaneo. Attraverso il suo solito linguaggio pittorico diretto, Prot vuole evidenziare con questo lavoro la pressione sociale che ogni donna subisce nel corso della sua vita. Piccoli attimi quotidiani che ci ricordano quanta disuguaglianza ci sia in una società che, seppur paritaria di primo impatto, mostra ancora molte lacune.
La materia, riconducibile alla forma umana, parte dallo studio della figura femminile, e ne celebra tutta la sua bellezza e potenza. La semplicità, il candore, la pienezza di queste forme carnose – che non sono persone e nemmeno corpi – si evolvono nello spazio tempo, semplificandosi sempre di più fino ad ottenere semplici macchie uniformi di colore accostate le une alle altre.
Più il tempo passa più il gesto pittorico, il segno, svanisce nella ripetitività delle azioni.
La stessa cosa accade alla donna. Da piccoli fatti quotidiani, a grandi avvenimenti che segnano la vita, ogni azione fluttua nell’eterno, nello scorrere puntuale del tempo, perdendo progressivamente di significato.
Vittima lei stessa di Body shaming e molestie, Prot sceglie di parlare al pubblico, ed in particolare a tutte le donne, attraverso la sua arte, cercando di infondere quel coraggio che lei non è riuscita a trovare al momento dell’accaduto, ma che con forza e tempo ha ritrovato successivamente.
Con la ripetitività del gesto sulla carta si vuole evidenziare l’importanza della memoria, che aiuta a non dimenticare ciò che ci ha segnato nel corso di una vita e che si dovrà insegnare alle generazioni future.
L’opera è stata ideata in sequenza e su un supporto insolito e leggero per sottolineare la fragilità e la ripetitività dei fatti attraverso la lunghezza del rotolo e il materiale, la carta. I tratti veloci, concitati e crudi rivelano tutte le sfumature della figura della donna: la determinazione, la potenza, la passione, la forza e la resilienza.
Il linguaggio figurativo che l’autrice è solita ad usare si snoda attraverso la figura umana ed il suo corpo, analizzati da un punto di vista più materico che umanistico. La carne e lo spazio che ne occupa sono strumenti di comunicazione importanti che vengono usati da Prot per parlare di emozioni, di energie, di circostanze. L’intangibile attraverso il tangibile, le emozioni attraverso la fisica, le anime attraverso la carne.

My body, my choice

2021, stampa linoleografica a mano

La sirena era un personaggio diffuso assieme a contadini e prostitute nei marginalia
sociali e, poi istoriati, della drôlerie. Difatti la sirena bicaudata è stata selezionata come soggetto portante
poiché è il frutto dell’evoluzione di raffigurazioni apotropaiche antiche particolarmente diffuse, come
bassorilievi nelle chiese romaniche: figure muliebri che sollevano la gonna nell’atto di mostrare i propri
organi sessuali. Tale rituale dal nome di ‘anasyrma’ (ἀνάσυρμα) composto da ana: su o contro o in dietro, e
syrma: gonna, affonda in radici più antiche del periodo medievale, ovvero nel mito greco. L’anasyrma ha
origine dal mito greco narrante di Demetra che partì alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade.
Durante il suo viaggio di ricerca Demetra giunse ad Eleusi, dove venne accolta dalla moglie di Disaule,
Baubo. Quest’ultima tentò di rifocillare la dea offrendole un pasto caldo, ma il dolore per la scomparsa
della figlia era tanto intenso da farle rifiutare il cibo offertole. Così Baubo, con l’obiettivo di tirarle su il
morale, alzò le vesti mostrando le proprie nautiche e suscitando il buon umore nella Dea. Dal mito appena
citato nacque il rituale apotropaico dell’anasyrma, il quale divenne parte integrante delle feste religiose
associate a Demetra, i Misteri Eleusini e le Termoforie, ambedue propiziatorie per la fertilità della terra e
legate al ciclo della vita e della rinascita. Le fonti letterarie descrivono danze atte al sollevamento delle
vesti e la presenza di ex voto e simboli della fertilità legati alla sfera demetriaca, come i mylloi, dolci sui
quali era riportata al centro un’incisione, facendo sì che somigliassero ad una vulva.
In una società medievale così fortemente pudica le raffigurazioni dell’anasyrma mutarono nella sirena
bicaudata, le gambe divaricate divennero due code dell’ibrido in un’operazione che non dimentica o
cancella il simbolo, ma lo trasforma e cela. Difatti la sirena bifide è profondamente diffusa in numerose
chiese italiane, da Pavia a Bitonto, da Como ad Acerenza, mantenendo le proprie origini pagane e
riproponendo sotto altre vesti l’antica dea della fertilità e delle acque, elemento ben rimarcato dalla coda
di pesce. L’anasyrma ha assunto le forme della sirena bicaudata probabilmente anche per esprimere la
malignità femminile attraverso il mito della Sirena, creatura ammaliante e adescatrice di uomini attraverso
il proprio fascino a partire da Odisseo. L’obiettivo della stampa linoleografica è l’individuazione di un
simbolo con origini apotropaiche per affrontare il presente con uno sguardo al passato, mai scisso da ciò
che accade oggi. La sirena bicaudata è un ottimo esempio del giudizio comune che la donna subisce in
particolar modo quando si parla di aborto in un paese come l’Italia, composto da almeno 15 ospedali con il
100% di ginecologi obiettori. L’espressione “my body my choice” è stata attinta dalle manifestazioni pro
aborto, in cui compare assiduamente come slogan. Partire dall’analisi del passato per guardare e trovare
spiegazioni agli avvenimenti e alla condizione della donna oggi, questo è il senso di “My body, my choice”.

Luna alla Terra – la Virgini Paritura & Potnia Theròn Come in cielo e cos’ in terra

Dalla Luna alla Terra – la Vergine Paritura

2021, tecnica mista – incisione fatta con lastre di cartone lastre di zinco
“Vieni a me, O Amata Signora, Selene dalle tre facce;
ascolta con benevolenza i miei Sacri Canti;
Ornamento della Notte, giovane, Portatrice di Luce ai Mortali […]”

Papiri magici greci – Invocazione

Come due facce della stessa medaglia, la Luna e la Terra, sono strettamente connesse. La ciclicità della natura e delle stagioni, il fenomeno delle maree nonché la ricorrenza della fecondità femminile sono infatti regolati dall’avvicendarsi delle fasi lunari. Così come la dea Artemide rappresenta con il suo arco d’argento la luna crescente, la dea Selene – sorella del dio Sole – è associata fin dall’antichità alla luna piena. La fertilità e la fecondità sono aspetti caratterizzanti della figura di Selene, celebrata per gli innumerevoli figli nati dalla forte passione amorosa esplosa con il giovane pastore Endimione.

Dalla parte opposta invece, vi è la Terra; anch’essa prolifica e calda: di nuovo, in un ciclo senza fine dona la vita, nutre ed è padrona della morte, in quanto tutto torna nelle viscere profonde della Madre Terra. Siamo di fronte ad una danza senza fine, in cui la figura femminile si trasforma in una vera e propria vergine nera, connessa con l’astro lunare ma fortemente legata alle forze telluriche e vitali della Terra; mani si stringono e proteggono la parte più interiore dell’anima come a creare un vero e proprio tempio sacro, in cui è fondamentale custodire l’essenza più autentica e profonda di ognuno di noi.


2021, tecnica mista – incisione fatta con lastre di cartone lastre di zinco

“Salve, figliuola di Giove, di Lato dal fulgido crine.

Io mi ricorderò d’esaltarti in un canto novello […]”.

Inno Omerico ad Artemide

Come un’eco proveniente da tempi remoti, l’epiteto Potnia Theròn, ossia “Signora degli animali” – associato alla dea Artemide – riesce ancora oggi a far vibrare potentemente le corde dell’anima più selvatiche e nascoste. Una dea primordiale e arcaica, vera procreatrice di vita: ad essa è associato l’elemento acquatico che tutto muove e che è in grado di donare la vita. Il corpo ha forme morbide e richiama fortemente la natura nel suo incessante moto di ciclicità; nascita e morte. Il cervo con le sue regali corna è l’animale associato alla figura della regina dei boschi: infatti un aspetto fondamentale della sua divinità è quello della selvatichezza; della capacità di lasciarsi andare ad istinti primitivi nonostante sia perfettamente in grado di controllare la natura e di renderla armonica, dove il maschile e il femminile sono in perfetto equilibrio. Il cervo è inoltre il protagonista del mito che vede coinvolti la stessa Artemide e il cacciatore Atteone; Ovidio, nelle sue “Metamorfosi”, racconta il tragico episodio in cui la dea, irata per essere stata sorpresa nuda durante un bagno nelle acque fresche di un bosco, trasforma Atteone in un cervo che finirà sbranato dai suoi stessi cani, incapaci di riconoscerlo. Potnia Theròn non è una Dea Madre, ma semplicemente manifestazione della natura selvaggia: nel caos dei tempi presenti, siamo in grado di ritrovarla dentro noi stessi?

Nuda

2022, stampa fotografica

“Una donna che non si adegua agli stereotipi viene etichettata come “brutta”, quindi la foto di un corpo di donna che non viene rappresentato come “di solito” si fa, è una foto brutta. Come donna ho constatato che è difficile rappresentare un nudo che non attiri uno sguardo malizioso, che non inviti ad un voyeurismo oggettivo. La foto di un corpo maschile non subisce lo stesso sguardo. Lo sguardo è stato influenzato ed “educato” ad un nudo erotico, ad uno sguardo che molto spesso si ferma ad un nudo di donna oggettivizzato, che si fa oggetto d’uso e abuso.

Con il lavoro che presento ho voluto mappare il mio corpo, parte per parte usando lo scanner della macchina fotocopiatrice. Lo scanner acquisisce immagini ricostruendole in formato digitale, queste appaiono distorte e discordanti dal consueto nudo, perché l’oggetto riprodotto risulta schiacciato, imprigionato, compresso, così come accade al corpo femminile, schiacciato, imprigionato e compresso dagli stereotipi. Nella quotidianità il corpo viene scannerizzato, viene analizzato per vedere se aderisce a canoni accettabili, lo si osserva come se fosse un abito esposto nella vetrina di un negozio. In questo contesto ho sempre avuto difficoltà nel fare nudo, anche per il disagio e il fastidio dello sguardo maschile. Mi sono sempre sentita violata dall’altro e frustrata dal fatto che spesso gli uomini si fermassero al nudo, sul mio aspetto e non sul mio lavoro.

Con questo progetto mi sono messa alla prova ed è con grande coraggio che presento questo lavoro.”