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My body, my choice

Silvia Mongardini

Silvia Mongardini
La mostra
2021, stampa linoleografica a mano

La sirena era un personaggio diffuso assieme a contadini e prostitute nei marginalia
sociali e, poi istoriati, della drôlerie. Difatti la sirena bicaudata è stata selezionata come soggetto portante
poiché è il frutto dell’evoluzione di raffigurazioni apotropaiche antiche particolarmente diffuse, come
bassorilievi nelle chiese romaniche: figure muliebri che sollevano la gonna nell’atto di mostrare i propri
organi sessuali. Tale rituale dal nome di ‘anasyrma’ (ἀνάσυρμα) composto da ana: su o contro o in dietro, e
syrma: gonna, affonda in radici più antiche del periodo medievale, ovvero nel mito greco. L’anasyrma ha
origine dal mito greco narrante di Demetra che partì alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade.
Durante il suo viaggio di ricerca Demetra giunse ad Eleusi, dove venne accolta dalla moglie di Disaule,
Baubo. Quest’ultima tentò di rifocillare la dea offrendole un pasto caldo, ma il dolore per la scomparsa
della figlia era tanto intenso da farle rifiutare il cibo offertole. Così Baubo, con l’obiettivo di tirarle su il
morale, alzò le vesti mostrando le proprie nautiche e suscitando il buon umore nella Dea. Dal mito appena
citato nacque il rituale apotropaico dell’anasyrma, il quale divenne parte integrante delle feste religiose
associate a Demetra, i Misteri Eleusini e le Termoforie, ambedue propiziatorie per la fertilità della terra e
legate al ciclo della vita e della rinascita. Le fonti letterarie descrivono danze atte al sollevamento delle
vesti e la presenza di ex voto e simboli della fertilità legati alla sfera demetriaca, come i mylloi, dolci sui
quali era riportata al centro un’incisione, facendo sì che somigliassero ad una vulva.
In una società medievale così fortemente pudica le raffigurazioni dell’anasyrma mutarono nella sirena
bicaudata, le gambe divaricate divennero due code dell’ibrido in un’operazione che non dimentica o
cancella il simbolo, ma lo trasforma e cela. Difatti la sirena bifide è profondamente diffusa in numerose
chiese italiane, da Pavia a Bitonto, da Como ad Acerenza, mantenendo le proprie origini pagane e
riproponendo sotto altre vesti l’antica dea della fertilità e delle acque, elemento ben rimarcato dalla coda
di pesce. L’anasyrma ha assunto le forme della sirena bicaudata probabilmente anche per esprimere la
malignità femminile attraverso il mito della Sirena, creatura ammaliante e adescatrice di uomini attraverso
il proprio fascino a partire da Odisseo. L’obiettivo della stampa linoleografica è l’individuazione di un
simbolo con origini apotropaiche per affrontare il presente con uno sguardo al passato, mai scisso da ciò
che accade oggi. La sirena bicaudata è un ottimo esempio del giudizio comune che la donna subisce in
particolar modo quando si parla di aborto in un paese come l’Italia, composto da almeno 15 ospedali con il
100% di ginecologi obiettori. L’espressione “my body my choice” è stata attinta dalle manifestazioni pro
aborto, in cui compare assiduamente come slogan. Partire dall’analisi del passato per guardare e trovare
spiegazioni agli avvenimenti e alla condizione della donna oggi, questo è il senso di “My body, my choice”.
Artist*
Legata al folklore della tradizione poiché visto come radice dell’antica cultura popolare da preservare, ho affondato il mio background nelle tecniche di stampa artigianali, come litografia e xilografia, retaggi di tradizioni che man mano stanno scomparendo a causa di una realtà fondata sul digitale.

Il folklore, tanto intensamente oggetto di demonizzazioni da parte della classe alta e dominante, non và visto nella mia ottica come un qualcosa da celare con vergogna, ma da consacrare e valorizzare. Per questo motivo l’intento dei miei lavori verte sulla continua ricerca di un connubio tra tradizione e contemporaneità, facendo in modo di fondere l’analogico e l’elaborazione di esso su schermo e carta.

Tale processo si affianca ad una vena fortemente polemica e critica nei confronti del presente, con un’attenzione particolare alla condizione della donna, tra ieri e oggi.

Prima di arrivare alla polemica di ciò che osserviamo, credo fermamente che per costruire il presente ed il fu-turo (di cui “la prima sillaba va già al passato”, come osserva la Wislawa) sia necessario volgere lo sguardo al passato con l’obiettivo di non dimenticarlo e non fargli ri-assumere nuove nocive forme nel presente.

Essendo noi anche frutto del passato, perché non essergli grati?