La mostra
Dalla Luna alla Terra – la Vergine Paritura
2021, tecnica mista – incisione fatta con lastre di cartone lastre di zinco
“Vieni a me, O Amata Signora, Selene dalle tre facce;
ascolta con benevolenza i miei Sacri Canti;
Ornamento della Notte, giovane, Portatrice di Luce ai Mortali […]”
Papiri magici greci – Invocazione
Come due facce della stessa medaglia, la Luna e la Terra, sono strettamente connesse. La ciclicità della natura e delle stagioni, il fenomeno delle maree nonché la ricorrenza della fecondità femminile sono infatti regolati dall’avvicendarsi delle fasi lunari. Così come la dea Artemide rappresenta con il suo arco d’argento la luna crescente, la dea Selene – sorella del dio Sole – è associata fin dall’antichità alla luna piena. La fertilità e la fecondità sono aspetti caratterizzanti della figura di Selene, celebrata per gli innumerevoli figli nati dalla forte passione amorosa esplosa con il giovane pastore Endimione.
Dalla parte opposta invece, vi è la Terra; anch’essa prolifica e calda: di nuovo, in un ciclo senza fine dona la vita, nutre ed è padrona della morte, in quanto tutto torna nelle viscere profonde della Madre Terra. Siamo di fronte ad una danza senza fine, in cui la figura femminile si trasforma in una vera e propria vergine nera, connessa con l’astro lunare ma fortemente legata alle forze telluriche e vitali della Terra; mani si stringono e proteggono la parte più interiore dell’anima come a creare un vero e proprio tempio sacro, in cui è fondamentale custodire l’essenza più autentica e profonda di ognuno di noi.
2021, tecnica mista – incisione fatta con lastre di cartone lastre di zinco
“Salve, figliuola di Giove, di Lato dal fulgido crine.
Io mi ricorderò d’esaltarti in un canto novello […]”.
Inno Omerico ad Artemide
Come un’eco proveniente da tempi remoti, l’epiteto Potnia Theròn, ossia “Signora degli animali” – associato alla dea Artemide – riesce ancora oggi a far vibrare potentemente le corde dell’anima più selvatiche e nascoste. Una dea primordiale e arcaica, vera procreatrice di vita: ad essa è associato l’elemento acquatico che tutto muove e che è in grado di donare la vita. Il corpo ha forme morbide e richiama fortemente la natura nel suo incessante moto di ciclicità; nascita e morte. Il cervo con le sue regali corna è l’animale associato alla figura della regina dei boschi: infatti un aspetto fondamentale della sua divinità è quello della selvatichezza; della capacità di lasciarsi andare ad istinti primitivi nonostante sia perfettamente in grado di controllare la natura e di renderla armonica, dove il maschile e il femminile sono in perfetto equilibrio. Il cervo è inoltre il protagonista del mito che vede coinvolti la stessa Artemide e il cacciatore Atteone; Ovidio, nelle sue “Metamorfosi”, racconta il tragico episodio in cui la dea, irata per essere stata sorpresa nuda durante un bagno nelle acque fresche di un bosco, trasforma Atteone in un cervo che finirà sbranato dai suoi stessi cani, incapaci di riconoscerlo. Potnia Theròn non è una Dea Madre, ma semplicemente manifestazione della natura selvaggia: nel caos dei tempi presenti, siamo in grado di ritrovarla dentro noi stessi?
2021, tecnica mista – incisione fatta con lastre di cartone lastre di zinco
“Vieni a me, O Amata Signora, Selene dalle tre facce;
ascolta con benevolenza i miei Sacri Canti;
Ornamento della Notte, giovane, Portatrice di Luce ai Mortali […]”
Papiri magici greci – Invocazione
Come due facce della stessa medaglia, la Luna e la Terra, sono strettamente connesse. La ciclicità della natura e delle stagioni, il fenomeno delle maree nonché la ricorrenza della fecondità femminile sono infatti regolati dall’avvicendarsi delle fasi lunari. Così come la dea Artemide rappresenta con il suo arco d’argento la luna crescente, la dea Selene – sorella del dio Sole – è associata fin dall’antichità alla luna piena. La fertilità e la fecondità sono aspetti caratterizzanti della figura di Selene, celebrata per gli innumerevoli figli nati dalla forte passione amorosa esplosa con il giovane pastore Endimione.
Dalla parte opposta invece, vi è la Terra; anch’essa prolifica e calda: di nuovo, in un ciclo senza fine dona la vita, nutre ed è padrona della morte, in quanto tutto torna nelle viscere profonde della Madre Terra. Siamo di fronte ad una danza senza fine, in cui la figura femminile si trasforma in una vera e propria vergine nera, connessa con l’astro lunare ma fortemente legata alle forze telluriche e vitali della Terra; mani si stringono e proteggono la parte più interiore dell’anima come a creare un vero e proprio tempio sacro, in cui è fondamentale custodire l’essenza più autentica e profonda di ognuno di noi.
2021, tecnica mista – incisione fatta con lastre di cartone lastre di zinco
“Salve, figliuola di Giove, di Lato dal fulgido crine.
Io mi ricorderò d’esaltarti in un canto novello […]”.
Inno Omerico ad Artemide
Come un’eco proveniente da tempi remoti, l’epiteto Potnia Theròn, ossia “Signora degli animali” – associato alla dea Artemide – riesce ancora oggi a far vibrare potentemente le corde dell’anima più selvatiche e nascoste. Una dea primordiale e arcaica, vera procreatrice di vita: ad essa è associato l’elemento acquatico che tutto muove e che è in grado di donare la vita. Il corpo ha forme morbide e richiama fortemente la natura nel suo incessante moto di ciclicità; nascita e morte. Il cervo con le sue regali corna è l’animale associato alla figura della regina dei boschi: infatti un aspetto fondamentale della sua divinità è quello della selvatichezza; della capacità di lasciarsi andare ad istinti primitivi nonostante sia perfettamente in grado di controllare la natura e di renderla armonica, dove il maschile e il femminile sono in perfetto equilibrio. Il cervo è inoltre il protagonista del mito che vede coinvolti la stessa Artemide e il cacciatore Atteone; Ovidio, nelle sue “Metamorfosi”, racconta il tragico episodio in cui la dea, irata per essere stata sorpresa nuda durante un bagno nelle acque fresche di un bosco, trasforma Atteone in un cervo che finirà sbranato dai suoi stessi cani, incapaci di riconoscerlo. Potnia Theròn non è una Dea Madre, ma semplicemente manifestazione della natura selvaggia: nel caos dei tempi presenti, siamo in grado di ritrovarla dentro noi stessi?
Artist*
Nasce a Roma il 25 Aprile del 1978.
Nel 1996 si diploma presso il VI Liceo Artistico di Roma, poi intraprende gli studi presso l’accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1999 iniziano le prime sperimentazioni con i cortometraggi e le performance.
Nel 2001 presso la Galleria Comunale D’arte Moderna e Contemporanea di Roma viene presentato un suo cortometraggio dal titolo “Bene Male”.
Nel 2000 la prima mostra in galleria a Parigi e poi a Londra e Buenos Aires.
Da circa 10 anni la sua ricerca è rivolta al rapporto uomo-natura, al legame della donna alla grande madre terra e al risveglio della parte primordiale per ritrovare quello che abbiamo perso nel tempo.
Nel 1996 si diploma presso il VI Liceo Artistico di Roma, poi intraprende gli studi presso l’accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1999 iniziano le prime sperimentazioni con i cortometraggi e le performance.
Nel 2001 presso la Galleria Comunale D’arte Moderna e Contemporanea di Roma viene presentato un suo cortometraggio dal titolo “Bene Male”.
Nel 2000 la prima mostra in galleria a Parigi e poi a Londra e Buenos Aires.
Da circa 10 anni la sua ricerca è rivolta al rapporto uomo-natura, al legame della donna alla grande madre terra e al risveglio della parte primordiale per ritrovare quello che abbiamo perso nel tempo.